Privacy Policy
Sodio tripolifosfato
    Categoria:

    Fosfati

Sodio tripolifosfato

Sodio tripolifosfato

IGMA spa – Il sodio tripolifosfato, o trifosfato pentasodico (STPP), costituisce uno dei termini più noti e più semplici del gruppo dei composti noti come polifosfati derivanti dalla condensazione di molecole di acido ortofosforico, H3PO4 .
In campo alimentare è notoriamente individuato come trifosfato/polifosfato con la sigla E451(i).

Il sodio tripolifosfato (STPP) si presenta generalmente in polvere o in granuli bianchi/incolore e vanta le seguenti caratteristiche tipiche:
Formula chimica: Na5P3O10
Peso mol.: 367,86
CAS: 7758-29-4
EINECS: 231-838-7
Solubilità: 14gr./100gr. H2O a 25°C; 32gr./100gr. H2O a 100°C.
IGMA spa, in virtù della sua trentennale esperienza sull’argomento, ha dedicato al sodio tripolifosfato (STPP) una propria pagina web:
WWW.TRIPOLIFOSFATO.IT

PER MAGGIORI INFORMAZIONI CONSULTA LA PAGINA WEB DEDICATA E/O CLICCA QUI.

Il sodio tripolifosfato (STPP) commercializzato da IGMA spa è un prodotto di altà qualità, in polvere o granulare, disponibile sia in grado tecnico che in grado feed e alimentare food grade (E451i), e di produzione europea; esso è conforme alla normativa CE in quanto ad imballi ed etichettatura, completo di analisi chimiche e scheda di sicurezza (MSDS Material Safety Data Sheet) nonché registrazione reach. La disponibiltà di sodio tripolifosfato è costante e immediata, sia per piccoli quantitativi che per carichi completi, presso il deposito di IGMA spa a Sassuolo (Mo). Per quel che concerne gli imballi del sodio tripolifosfato, IGMA spa è in grado di soddisfare ogni richiesta di confezionamento da parte del Cliente: sacchi da 25 kg anonimi e personalizzabili; big bags; sfuso in autosilos.

PRINCIPALI SETTORI DI IMPIEGO DEL SODIO TRIPOLIFOSFATO (o trifosfato pentasodico): Tra le innumerevoli applicazioni industriali che può vantare il sodio tripolifosfato, grazie alle sue note proprietà sequestranti nei confronti dei metalli alcalino-terrosi, sono senza dubbio rimarchevoli quelle attinenti alla:
industria alimentare, dove il trifosfato pentasodico è impiegato in qualità di additivo stabilizzante/addensante con la sigla E451(i);
industria zootecnica e del petfood;
industria dei detergenti;
industria ceramica, in funzione di fluidificante e deflocculante per impasti ceramici e smalti ceramici.
industria del trattamento acque. Qui il sodio tripolifosfato è impiegato nei trattamenti anticalcare (condizionamento chimico) in qualità alimentare (ossia nella purezza prescritta per l’utilizzo in campo alimentare), sia in polvere che sottoforma di ‘pastiglioni’ compressi come ricarica per i dosatori di polifosfato; è altresì impiegato unitamente al sodio esametafosfato nella formulazione per la produzione di sale polifosfato in cristalli.

IGMA spa, in virtù della sua trentennale esperienza sull’argomento, ha dedicato al sodio tripolifosfato una propria pagina web:
WWW.TRIPOLIFOSFATO.IT
PER MAGGIORI INFORMAZIONI VI PREGHIAMO DI CONTATTARCI – CLICCA QUI.

In particolare, il tripolifosfato di sodio ha nei detergenti le seguenti funzioni: sequestrare in modo efficace i sali calcarei (e tenerli in soluzione); rimuovere e prevenire le incrostazioni sulle fibre; migliorare il processo di lavaggio; fungere da vettore per altri ingredienti detergenti.

  • Industria trattamento delle acque. Sequestrante del calcio e del magnesio nell’addolcimento delle acque.

  • Industria tessile. Sequestrante del calcio nei bagni di purga del cotone e nel lavaggio della lana.

  • Industria cartaria. Il tripolifosfato di sodio consente il miglioramento del grado di bianco nei processi di candeggio della pasta meccanica di legno e delle paste semichimiche, fluidificante delle cariche e dei pigmenti per la patinatura, agente antiresina.

  • Industria conciaria. Rinverdimento e preconcia delle pelli.

  • Industria fotografica. Sequestrante nei bagni di sviluppo.

  • Industria zootecnica e petigmaspa2018d. Utilizzato in vari mangimi animali come integratore minerale con il potere, ad esempio nei mangimi per cani, di ridurre la formazione di placca e tartaro aiutando a prevenire problemi dentali come paradontiti e infiammazioni.

In particolare la periodontopatia è il risultato di una lotta a livello tissutale (periodonzio = gengiva, osso alveolare, legamento periodontale e cemento) fra i batteri che si accumulano sulle corone dei denti (placca batterica dentale) e il sistema di difesa del cane.

La periodontopatia colpisce tutti i cani nel corso della loro vita, anche se la prevalenza varia in funzione della razza e dell’individuo. L’accumulo della placca batterica dentale sulle corone dei denti lungo la gengiva porta ad una reazione infiammatoria della gengiva stessa nota come gengivite. Tradizionalmente, le superfici esterne (vestibolari) dei denti sono colpite più gravemente di quelle interne (palatine o linguali), e i denti mascellari sono maggiormente interessati di quelli mandibolari(Rosenberg & coll, 1966; Isogai & coll, 1989; Harvey & coll, 1994).

I cani di piccola taglia (peso inferiore a 8 kg) vengono colpiti più precocemente ed in modo più grave,in particolare a livello degli incisivi e delle superfici interne dei denti (Harvey et al, 1994). Quanto più il cane è piccolo, tanto maggiore è il volume relativo dei denti nelle fauci. Di conseguenza, nel caso della periodontite, la graduale distruzione dell’osso alveolare lungo la radice può minacciare la solida struttura mascellare/mandibolare.

La perdita di pochi mm di osso in uno Yorkshire Terrier ha conseguenze maggiori di quelle che ha in un cane di grossa taglia. Le fauci possono diventare così fragili che si verificano delle fratture. Nello Yorkshire Terrier, le malattie orali rappresentano la ragione primaria di richiesta di una visita veterinaria in tutte le fasce di età (Veterinary Medical Data Base, 1979-1999).

Gli agenti attivi contro la placca dentale o il tartaro vengono perciò incorporati in una crocchetta o in una barra masticabile. Vengono poi rilasciati nell’ambiente orale durante la masticazione. I polifosfati sono stati studiati per primi come agenti antitartaro (Stookey et al, 1993). Questi sono polimeri dei fosfati (pirofosfato, tripolifosfato, esametafosfato), alcuni dei quali presentano delle proprietà di sequestro dei cationi bivalenti come il calcio. La chelazione del calcio salivare è responsabile dell’inibizione della formazione del tartaro.

Per facilitarne il rilascio ed il contatto con il calcio presente nella saliva, i polifosfati devono essere incorporati nel rivestimento della crocchetta (Stookey & coll, 1993).

L’impiego di sali polifosfati è dunque significativo, perché questi composti possono chelare il calcio della saliva. Queste proprietà chelanti dipendono dalla lunghezza della catena del fosfato (tanto più questa è lunga, tanto maggiore è la sua capacità di chelare cationi bivalenti) e dal pH locale. Questi tipi di composti vengono utilizzati in molti dentifrici per uso umano (Sowinski & coll, 1998), come il pirofosfato tetrasodico, anch’esso commercializzato da IGMA SPA.

I cationi Ca2+ della saliva svolgono un ruolo diretto nella calcificazione della placca dentale (deposito di tartaro). I fosfati che sono in grado di chelare i cationi polivalenti riusciranno a catturare i cationi Ca2+ della saliva. Se vengono rilasciati nella cavità orale, i polifosfati chelano naturalmente il calcio salivare in forma ionica, limitandone così l’integrazione nella matrice del tartaro dentale. Il calcio viene poi rilasciato come tale nell’apparato digerente ed assorbito nell’organismo secondo le proprie necessità.

L’effetto anticalcificazione dell’esametafosfato di sodio (HMP) sul biofilm dentale è stato verificato in vitro, dove è stata dimostrata una significativa riduzione della formazione di cristalli di idrossiapatite di calcio (White & coll, 2002). Beagle alimentati per un mese con crocchette rivestite di HMP presentano una significativa riduzione della deposizione di tartaro (- 58%) in confronto ai cani alimentati con la stessa dieta, ma con i polifosfati incorporati all’interno della crocchetta (Cox & coll, 2002). L’effetto chelante varia in funzione del tipo di polifosfato utilizzato, anche quando la dose è identica. In confronto ad un gruppo di controllo, la riduzione del deposito di tartaro dopo un mese fra beagle alimentati con crocchette rivestite di polifosfati era la seguente:

– 36% con l’esametafosfato sodico;

– 55% con il tripolifosfato di sodio.

(Centre de Recherche Royal Canin, 2001-2002).